LA DIPENDENZA AFFETTIVA: NE’ CON TE, NE’ SENZA DI TE

LA DIPENDENZA AFFETTIVA: NE’ CON TE, NE’ SENZA DI TE

Tra le dipendenze, la dipendenza affettiva è quella più silente, spesso camuffata dall’illusione di una forte passione, di un amore smisurato che tutto giustifica e permette all’altro. Cos’è, dunque,  la dipendenza affettiva?

Il copione segue uno schema ben preciso che non prevede alcuna reciprocità all’interno della  relazione: uno insegue e l’altro fugge!

E così l’altro diventa qualcuno da inseguire, da convincere, da controllare, da possedere.

C’è “fame” dell’altro, una fame che divora e fagocita dove l’altro viene prosciugato ma mai visto per quello che realmente è,  perché idealizzato. L’altro sembra possedere tutte le qualità di cui il dipendente affettivo si sente sprovvisto oltre ad avere il potere assoluto sul suo benessere o malessere.

 

Amore romantico o dipendenza affettiva: come si manifesta?

 

Un certo grado di dipendenza dal partner è parte di ogni storia d’amore che possa dirsi tale, sopratutto nella fase dell’innamoramento, caratterizzata da un forte senso di intimità e passione, in cui il senso di fusione è particolarmente forte.

L’amore romantico è parte naturale dell’imperativo biologico della riproduzione umana e corrisponde a uno specifico pattern di caratteristiche fisiologiche, psicologiche e comportamentali. Quando le caratteristiche più dipendenti diventano rigide e pervasive e assumono la connotazione di necessità assolute, il rischio è di cadere nel versante più disfunzionale del legame amoroso, quello relativo alla dipendenza affettiva.

La possibilità di andare oltre la fase dell’innamoramento e di amare l’altro, infatti, dipende proprio dalla capacità dei membri della coppia di percepirsi e rispettarsi come individui separati, cioè di riconoscere l’altro nella sua diversità senza per questo perdere di vista la propria individualità.

Quando invece il vincolo di coppia offusca i propri bisogni e desideri e ci incatena all’altro soffocando la nostra individualità possiamo parlare di dipendenza affettiva, una condizione disadattiva caratterizzata dalla necessità dell’altro che si traducono in comportamenti relazionali problematici, caratterizzati dalla persistente e assidua ricerca di vicinanza, nonostante la consapevolezza delle conseguenze negative di tale scelta.

 

I vissuti e i comportamenti attraverso cui si manifesta la dipendenza affettiva possono essere:

  • Paura di essere inadeguati a meritare o mantenere un importante legame affettivo.
  • Senso generale di disistima in se stessi.
  • Idealizzazione della persona amata, la cui sola vicinanza è in grado di fornire benessere.
  • Sottomissione , tolleranza, giustificazione, verso gli aspetti “negativi” della persona amata.
  • Tendenza ad assumersi le colpe in modo generalizzato e indifferenziato nelle crisi di rapporto
  • Riduzione progressiva dei contatti affettivi e sociali a favore del rapporto di dipendenza.
  • Ansia e angoscia ad ogni separazione o possibile abbandono.

 

Quali possono essere i fattori predisponenti

Nella storia delle persone che soffrono di questo tipo di dipendenza, vi sono spesso esperienze precoci di non soddisfacimento  dei loro bisogni affettivi ed emotivi . L’esperienza precoce del non sentirsi “amabili” costruisce il vissuto, per queste persone,  che genera pensieri del tipo: “I miei bisogni non hanno importanza o sono troppo faticosi per l’altro”o “non sono degno di essere voluto bene”.

 

Ma cosa induce il dipendente affettivo a mantenere una relazione insoddisfacente?

Non è il piacere per le proprie sofferenze che motiva il dipendente a mantenere una relazione insoddisfacente, bensì l’opposto: la speranza inconsapevole cambiare l’altro per poter  curare una vecchia ferita, per sentirsi finalmente amati.

Tale bisogno induce il dipendente a ricercare una fusione totale col partner rinunciando a se stesso e alla propria autonomia personale.

Si stabilisce un’appartenenza totale al proprio partner, si perde la propria intenzionalità per timore di una differenziazione dall’altro, di un possibile abbandono, della perdita dell’altro come regolatore del proprio sentire  e del proprio benessere.

Per tale motivo, quasi mai l’Altro è visto per quello che è , ma piuttosto è “immaginato” come sarebbe qualora si lasciasse finalmente amare. Tale autoinganno esercita un potere enorme sul dipendente affettivo che non riuscirà a vedere la non disponibilità affettiva del partner.

A volte, a causa di un torto subito dal partner, la rabbia può momentaneamente spingere chi soffre di Dipendenza Affettiva a dire basta e a chiudere la relazione, ma inevitabilmente, i sintomi dell’astinenza (depressione e incapacità di provare piacere, ansia, sensazione di vuoto .) spingono a perdonare il partner e a giustificarlo rientrando così nel circolo vizioso di una relazione disfunzionale.

 

Come uscirne?

Il primo obiettivo, a breve termine, è affrontare e risolvere la sofferenza attuale della persona in termini di sintomi e disfunzioni comportamentali.

Il secondo obiettivo, a lungo termine, consiste nell’affrontare le esperienze precoci vissute come  abbandono, di trascuratezza emotiva, che generalmente sono alla base della convinzione di non valere nulla e di non essere degni di essere amati che caratterizzano le persone che soffrono di Dipendenza Affettiva.

In parallelo, la psicoterapia mira ad aiutare le persone ad avere accesso a quello che provano, ai loro desideri e ai loro scopi e a utilizzarli per compiere delle scelte autonome.

In questo modo si ripara uno dei costrutti delle persone dipendenti che è la carenza di agency, ovvero di portare avanti un piano d’azione che nasca all’interno, anche in condizioni di mancante supporto relazionale.

Grazie a questo lavoro si creano le basi perché le persone possano da un lato formare relazioni affettive basate sulla reciprocità in cui sentirsi finalmente amati e accettati, o perché possano mantenere un senso di amabilità e valore personale, accompagnati da un senso di attività anche quando tali relazioni mancano.

L’esperienza della psicoterapia può rappresentare pertanto, la palestra emotiva e riabilitativa, che permette alle persone che sviluppano tale modalità relazionali di costruire un nuovo modo di sintonizzarsi con l’altro, sperimentando quindi l’equilibrio relazionale e pertanto la libertà nella scelta del legame d’amore.